“Costruita come un cannone, va come un proiettile”
La Tradizione, la Storia, il Mito nel mondo del mitociclismo mondiale è ben rappresentato da questo marchio prestigioso che detiene record invidiabili.
E’ il marchio di motociclette più antico fra quelli che sono ancora esistenti e ha ancora in catalogo il modello di motocicletta più longevo in assoluto, la Bullet che viene prodotta ininterrottamente dal 1932, seppure ovviamente con molti ammodernamenti.
Nasce a Redditch nel 1901 come Enfield Cycle, un ramo d’azienda della “Royal Small Arms Factory Enfield Lock” che già dal 1807 produceva armi leggere per l’esercito Inglese, con il preciso scopo di produrre biciclette, motocicli, macchinari agricoli e industriali.
Nei primi anni la Enfield Cycle produce dei quadricicli leggeri con motore De Dion e solo nel 1901 arriva il primo prototipo di motocicletta, spinto da un motore Minerva da 170 cc, che batte per un solo anno l’arrivo della prima Harley Davidson mai apparsa sulla terra.
L’uso del marchio Royal, che era già stato autorizzato nel 1890 dalla Corona Inglese per la “Royal Small Arms Factory Enfield Lock”, nel 1911 viene concesso anche alla Enfield Cycle che diventa così definitivamente Royal Enfield.
Per chi non lo sapesse l’appellativo Royal non può essere utilizzato da chiunque lo voglia, ma deve essere autorizzato dalla famiglia Reale e viene concesso solo per particolari meriti patriottici che la Enfield ha guadagnato per la continua e costante produzione di materiale bellico all’esercito Inglese.
Nel 1911 arriva il primo sidecar, equipaggiato da un bicilindrico 750cc e nello stesso periodo le Royal Enfield cominciano a farsi notare anche nel mondo delle competizioni, in particolare al leggendario Tourist Trophy dell’Isola di Man.
Arriva la Grande Guerra e Royal Enfield fornisce le forze armate britanniche di armi e motocicli, fra i quali un sidecar da 8Hp equipaggiato di mitragliatrice e un altro dotato di lettiga per il trasporto di feriti; veicoli preziosi in quel contesto storico, tanto da guadagnare anche una commessa per l’esercito Russo.
Finita la Guerra Royal Enfiel inizia la sua ricerca di migliorie e innovazioni tecnologiche e sviluppa un nuovo bicilindrico da 976cc e soprattutto quel motore destinato a fare la storia del marchio, il monocilindrico 350cc che verrà prodotto poi per i decenni a venire.
E’ una delle prime aziende ad adottare la forcella anteriore a molla ed è forse per questo motivo che inizia a fornire le motociclette e i sidecar alle Poste Reali inglesi
Negli anni 30 muoiono entrambe i soci fondatori, Albert Eddie (1931) e R. W. Smith (1933) e questo rappresenta un duro colpo per la compagnia che deve affrontare anche gli effetti della dura crisi economica che aveva avuto inizio con il crollo della Borsa di Wall Street nell’ottobre del 1929.
Nonostante ciò Royal Enfield continua la sua attività con nuovi modelli mono e bicilindrici con cilindrata che vanno dai 125 ai 400 cc che vengono venduti in tutta Europa, e fra questi la mitica Bullet disponibile in versione 350cc e 500cc, alle quali farà seguito una versione 250cc.
Arriva anche la Seconda Guerra Mondiale e l’inevitabile riconversione industriale, necessaria per soddisfare le necessità belliche della nazione… ma non smette di produrre motociclette, anzi.
Fra le tante forniture belliche destinate all’esercito il motociclo leggero WD/RE, un 125cc conosciuto come Flying Flea (Pulce Volante) pensato e costruito per essere paracadutato insieme alle truppe aerotrasportate. Se ne può vedere ancora un esemplare al Museo dell’aviazione di Duxford.
Ma è una guerra terribile quella, i bombardamenti si susseguono senza sosta soprattutto nelle zone industriali e Royal Enfield deve prendere provvedimenti e decidono di spostare gli impianti di produzione in una zona meno frequentata dai bombardieri nemici e viene aperta una nuova fabbrica a Bradford On Avon, ma stavolta la fanno… sotto terra !!!
Non tutto il male viene per nuocere e quella collocazione si rivelerà preziosissima quando, finita la guerra, nasce la necessità di produrre macchinari industriali di precisione, la temperatura e il tasso di umidità sotterranea consentono una maggiore precisione nella taratura degli strumenti, migliorando notevolmente la produzione.
Finisce anche la Seconda Grande Guerra e mentre si contano i danni e i morti, Royal Enfield inizia la produzione dei modelli “G” da 350cc e “J” da 500cc, evoluzioni dei motocicli destinati alle forze armate durante il conflitto.
Arriva anche la nuova Bullet 350, nel 1948, con una nuova concezione di forcella posteriore che gli permette di vincere la Sei Giorni di Enduro di quell’anno. Ma per vedere la nuova Bullet 500 bisognerà aspettare il 1953.
Siamo agli anni ‘50 e il boom economico non è appannaggio solo dell’Italia, ne usufruiscono tutte le nazioni che devono “ricostruire”; sono gli anni migliori anche per Royal Enfield che produce la Meteor, la Super Meteor e la storica Constellation Twin, definita da molti come la prima Superbike mai costruita.
E poi la Crusader 250, con cambio a 5 marce e nuovi ammortizatori, è nata l’epoca moderna del motociclismo e Royal Enfield cavalca l’onda dell’innovazione e della tecnologia.
Il successo dilaga anche oltreoceano e nel 1955 gli ex proprietari della statunitense Indian che aveva cessato la produzione, inizia l’importazione dei modelli Royal Enfield negli USA; li colora di rosso e li marca Indian incontarndo il favore dei Riders americani.
Andranno avanti così fino 1961, quando quelle moto si riappropriano del marchio originario.
Il 1955 è un anno decisivo per il futuro della Royal Enfield; oltre all’inizio dell’avventura americana avviene qualcosa che segnerà il futuro del marchio; il governo Indiano decide di dotare il proprio Corpo di Polizia con le Bullet 350.
Siamo negli anni ’50 e ovviamente i trasporti erano quelli del tempo; sarebbe stato più semplice produrre motociclette in India che non inviargliele già fatte, e Royal Enfield stringe un accordo con l’indiana Madras Motor per fondare la Enfield India che dal 1956 inizia ad assemblare la Bullet, per poi trasferire l’intera produzione a Madras (oggi Chennay) a partire dal 1957.
Pochi anni dopo la Enfield India è completamente indipendente dalla casa madre e produce la Bullet nella versione Indiana senza nessun ausilio. Sarà una scelta determinante per la sopravvivenza del marchio.
Di lì a breve inizierà la pressione economica e industriale, oltreché tecnologica, dei colossi motoristici giapponesi e tutta l’industria delle Due Ruote Europea vivrà una crisi che porterà alla definitiva chiusura di molti marchi storici.
L’ultima Royal Enfield prodotta in Europa è la Interceptor 750, che nasce nei primi anni ’60 ed è pensata in modo specifico per il mercato USA, ma per quanto venga accolta in modo favorevole, non può da sola contrastare la valanga asiatica che, a differenza delle industrie storiche europee, può produrre su vasta scala a costi ridottissimi.
Lo storico stabilimento di Redditch chiude nel 1967 e nel 1968 la British Royal Enfield viene ceduta alla Norton Villiers Triumph nel tentativo di fare muro allo strapotere commerciale giapponese riunendo i marchi britannici storici, ma non servirà… nel 1970 viene cessata la produzione a Bradford On Avon e nel 1971 fu chiusa la Company.
Ma come nei migliori Fantasy, il seme della Royal Enfield continuava a germogliare in un Paese lontano, in quella terra Indiana dove si era clonata quasi per caso e che ora rappresentava una opportunità di sopravvivenza e, chissà, anche di riscossa.
A Chennay Royal Enfield continua a produrre su licenza della vecchia Casa madre, bisogna motorizzare un Paese di quasi 600 milioni di persone, con strade e infrastrutture da diciottesimo secolo… se no peggio.
La Bullet sembra fatta apposta per svolgere quel compito allo stesso tempo arduo e affascinante.
Mancano di tecnologia in India, necessaria per adeguare le motociclette a un mercato sempre più vasto ed esigente e nel 1980 stringono un accordo con un altro marchio storico che oggi purtroppo non c’è più, la tedesca Zundapp, che fornirà le Royal Enfield Indiane con motori di piccola cilindrata per diversi anni.
Siamo quasi ai giorni nostri, alla metà degli anni ’90 arriva l’ennesima svolta storica, la Royal Enfield viene acquisita dal gruppo Eicher, un grosso produttore di macchine agricole e autocarri di origine tedesca, indiano di proprietà, oggi associato anche alla Volvo, che ha rilanciato le ambizioni di nuova crescita di Royal Enfield in tutto il mondo.
Nuove soluzioni tecniche, la rivisitazione dei vecchi modelli in chiave moderna, il loro adeguamento alle normative di tutti i Paesi Europei e Statunitensi, sono solo i primi passi verso il rilancio planetario del marchio Royal Enfield, per riportarlo a sedersi nel posto in cui merita di stare… in cima alle classifiche di vendita.
Nel 2000 apre la fabbrica di Nuova Dehli e nel 2005, nel cinquantenario della Enfield India, si organizza il rilancio in chiave moderna della storica Bullet nelle versioni 350 e 500 cc.
Servono nuovi motori, che hanno il difficile compito di sostituire lo storico monocilindrico 350 che ha equipaggiato la Bullet dal 1955 in poi senza sostanziali variazioni, ormai inadeguato e non più commercializzabile in Europa e in USA per via delle emissioni inquinanti.
Viene stretto un accordo commerciale con l’austriaca AVL per la fornitura di un motore di moderna concezione, che mantenga inalterato lo spirito e la tradizione Enfield anche nella forma estetica, ma che sia in grado di superare tutti gli standard richiesti dai mercati occidentali.
Il primo modello ad essere equipaggiato con il nuovo motore è la Bullet Machismo 350 alla quale, nonostante le mille attenzioni sul mantenimento delle tradizioni, viene rimproverato di non “suonare” come un vero Royal Enfield…
E’ del 2008 l’inizio della produzione del primo motore EFI da 500cc, dotato di iniezione elettronica, finalmente adeguato alle normative anti inquinamento che permette a Royal Enfield di tornare sul mercato europeo e non solo, ma soprattutto dà il via alla nuova era moderna dei motori Royal Enfield.
Modernità nel rispetto della tradizione, è questa la filosofia di Royal Enfield, un’azienda che è passata indenne in un secolo bello e terribile come è stato il 1900 tutto, con due guerre mondiali, la bomba atomica, la guerra fredda e una serie infinita di rivoluzioni tecnologiche e industriali che non hanno precedenti.
Moto leggere, facili, robuste, economiche in grado di soddisfare le esigenze non di tutti… ma di molti fra coloro che amano il motociclismo e la sua storia.
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